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Rappresentazione visiva dell'articolo: ELTIF: un'opportunità di investimento
Autore: 
Mediobanca Premier

ELTIF: un'opportunità di investimento

Definizione e caratteristiche dei private markets

Le dinamiche globali sempre più interconnesse e le nuove tendenze di consumo stanno mettendo in discussione

il tradizionale paradigma tra rischio, rendimento e diversificazione posto in essere dagli investitori, che ricercano

soluzioni redditizie e dalla volatilità contenuta.


In questo contesto riscuotono un interesse crescente gli investimenti nei mercati privati, ovvero in strumenti

finanziari non negoziati su mercati pubblici e che non prevedono pertanto una gestione centralizzata da parte di

un organismo regolamentare (come ad esempio Borsa Italiana). In altre parole, i mercati privati comprendono tutte

quelle transazioni frutto di una negoziazione tra controparti consapevoli.


Dal punto di vista pratico i private markets vedono le imprese, principalmente non quotate e di piccole o medie

dimensioni, come destinatarie degli investimenti. Si pensi, ad esempio, ad una start-up che necessita di risorse

finanziarie: per ottenerle dovrebbe necessariamente richiedere dei prestiti bancari ma la burocrazia, le tempistiche

e le condizioni di rimborso potrebbero non essere particolarmente agevoli. La maggiore flessibilità e le migliori

condizioni di rimborso rendono il ricorso ai mercati privati una valida alternativa al canale bancario.


Le risorse sono generalmente raccolte attraverso dei veicoli, come i fondi chiusi di investimento, appositamente

creati da società di gestione del risparmio (SGR).


I private markets possono essere classificati in quattro categorie, in base al sottostante:

  1. il private equity implica la partecipazione attiva alla gestione dell’impresa e agli utili;
  2. il private debt implica la concessione di un prestito con scadenza e condizioni di pagamento prefissate;
  3. le infrastrutture e l’immobiliare implicano la realizzazione di piani per progetti infrastrutturali, come ad esempio di trasporto e di distribuzione di energia sostenibile, oppure di rilevanza sociale come residenze per studenti universitari, RSA od ospedali.


In sintesi, l’elemento distintivo dei mercati privati è la capacità di veicolare il risparmio privato verso settori

strategici e permanenti dell’economia reale, tra cui progetti infrastrutturali con rilevanza sociale, da cui trarranno

beneficio anche le generazioni future.


Numeri e tendenze del settore

Stime di settore riportano che ad oggi gli strumenti finanziari riconducibili ai private markets rappresentano

appena il 2% del portafoglio degli investitori, ma gli attuali 13 trilioni di dollari allocati su questo segmento sono destinati a triplicare: potrebbero diventare 30 trilioni entro il 2030. A supporto di questa stima, il fatto che i private markets si siano storicamente contraddistinti per i più stabili ritorni sul capitale investito e idonea diversificazione

geografico-settoriale.


Studi pubblicati dalla Commissione Europea e dalla US Small Business Administration evidenziano particolare

consapevolezza e interesse per i private markets da parte degli investitori, nonché un ampio numero di opportunità

di investimento ancora da cogliere.


Sia gli Stati Uniti che l’Europa presentano infatti una forte sproporzione tra il numero di società quotate sui mercati

pubblici ed il numero totale di società attive, come si può osservare dal grafico sottostante.

Il grafico confronta il numero di aziende con fatturato superiore a 50 milioni di dollari e la quota di aziende quotate in sei aree geografiche (USA, Europa, Giappone, Cina, India e Brasile). I dati evidenziano un importante divario tra società quotate in Borsa (percentuali elevate) e il numero totale di società attive.


Ruolo e caratteristiche degli ELTIF

Nonostante la maggiore consapevolezza e il crescente interesse per questa asset class, l’accesso ai mercati privati

è spesso riservato a soggetti qualificati a causa dei lunghi vincoli temporali e dell’elevata tolleranza al rischio

richiesta, oltre alla necessità di disporre di ingenti capitali. Ciò determina uno squilibrio tra la domanda e l’offerta di

soluzioni di investimento in questo ambito.


Per colmare queste lacune e democratizzare l’accesso ai mercati privati, nel 2015 con il Regolamento UE 760

l’Unione Europea ha introdotto i Fondi di Investimento Europei a Lungo Termine, o ELTIF. Questi strumenti

regolamentati consentono anche agli investitori al dettaglio di partecipare a investimenti di lungo termine in asset

illiquidi, supportando lo sviluppo delle PMI quotate e, soprattutto, non quotate.


Di seguito un’analisi degli elementi di rilievo degli ELTIF rispetto ai fondi comuni di investimento tradizionali.


Tratti distintivi

  1. Investimenti a lungo termine: sono pensati per un orizzonte temporale prolungato, riducendo le escursioni di prezzo tipiche dei mercati di Borsa e massimizzando il potenziale di crescita del capitale nel tempo.
  2. Struttura closed-end o evergreen: adottano una struttura closed-end, ovvero il capitale rimane vincolato fino alla scadenza del fondo. Recenti aggiornamenti normativi hanno introdotto anche modelli evergreen, caratterizzati da maggiore flessibilità nella gestione delle richieste di rimborso durante il ciclo di vita del fondo.
  3. Diversificazione e limiti di allocazione: la normativa impone una diversificazione minima e specifici limiti di concentrazione per ridurre il rischio di ogni investimento.
  4. Apertura agli investitori retail: sono destinati agli investitori al dettaglio; pertanto, i tagli minimi di ingresso sono ridotti. Prevedono inoltre limitazioni per tutelare i meno esperti, come ad esempio l’imposizione di soglie massime di esposizione rispetto al portafoglio complessivo.
  5. Liquidità disponibile: mantengono ingenti dotazioni di liquidità, così da utilizzarla prontamente qualora si presentino opportunità coerenti con la strategia del fondo.


Benefici

  1. Accesso ad investimenti privati: consentono agli investitori al dettaglio di partecipare a progetti solitamente riservati a grandi investitori istituzionali.
  2. Diversificazione: sono un asset illiquido che può migliorare il profilo di rischio-rendimento complessivo del portafoglio.
  3. Potenziale di rendimento: potrebbero generare rendimenti potenzialmente superiori rispetto ad altre forme di investimento, grazie alla loro illiquidità e al loro orientamento a lungo termine. Inoltre, per le stesse caratteristiche, possono evitare agli investitori alcuni errori comportamentali nelle scelte di portafoglio dettati dall’emotività.
  4. Incentivi fiscali: beneficiano, in alcuni Paesi, di specifiche agevolazioni fiscali. In Italia, ad esempio, le persone fisiche ed alcune tipologie di persone giuridiche hanno diritto all’esenzione fiscale sui proventi derivanti dall’investimento in ELTIF PIR compliant, purché rispettati determinati requisiti temporali e di residenza fiscale. Inoltre, sussiste la possibilità di dedurre le somme investite, anche tramite ELTIF, in start-up o PMI considerate “innovative”.


Il contenuto dell'immagine riassume, attraverso un grafico a dispersione ed una spiegazione che lo introduce, i benefici dell'inserimento di strumenti alternativi in un portafoglio diversificato nell'ottica di migliorarne il profilo di rischio/rendimento.

Tabella che illustra le percentuali di volatilità e rendimento di sei diverse allocazioni di portafoglio: tre composti solo da Azioni e Bond, tre che includono una quota del 20% di strumenti Alternativi. In generale, all'interno di ciascun gruppo, maggiore è la percentuale di Azioni, crescenti sono le percentuali di volatilità e rendimento annualizzato.


Punti di attenzione

  1. Mercato non liquido: il capitale rimane vincolato per diversi anni, limitando la possibilità di disinvestimento anticipato. Ciò prevede per l’investitore la possibilità di ricevere un rendimento aggiuntivo, per l'illiquidità del prodotto.


  1. Mercato atipico: la loro performance è poco correlata a fattori economici e finanziari, ma più alla capacità del management di fare un adeguato impiego delle risorse.


  1. Regolamentazione stringente: la regolamentazione di questi strumenti garantisce protezione agli investitori, tuttavia può in alcuni casi costituire un limite alla flessibilità del fondo nella selezione degli investimenti.

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Salvatore Miranda

Financial Advisor

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